Struttura dei fondi manoscritti marciani
I codici marciani sono divisi per lingua: Greci, Latini, Italiani, Francesi del Fondo Antico.
Il Fondo Antico comprende i manoscritti inventariati da Anton Maria Zanetti e Antonio Bongiovanni nei cataloghi pubblicati nel 1740-41: i codici vengono oggi contraddistinti all’interno della segnatura dalla lettera Z ad abbreviare il nome del catalogatore.
Chiusosi il Fondo Antico, i manoscritti entrati in seguito sono stati inventariati in Appendici, divise in classi. Ciascuna classe all'interno delle Appendici è designata con un numero romano e ha avuto una serie distinta di numeri.
L’ultima parte della segnatura, che compare tra parentesi, è costituita per ogni codice dalla collocazione fisica stabilita nel 1904, o nel corso delle acquisizioni successive.
Le collocazioni fisiche precedenti (sostituite da quelle del 1904) relative al luogo di conservazione, nella Libreria Sansoviniana dalla fine del Seicento o prima metà del Settecento sino al 1812, e negli scaffali e armadi delle sale di Palazzo Ducale dal 1812 al 1904, sono apposte ad inchiostro, a lato delle singole voci, nei cataloghi a stampa Zanetti e nei volumi manoscritti relativi alle cosiddette Appendici.
L’elenco completo dei fondi manoscritti marciani e delle segnature, e una tabella delle concordanze con l’ultima parte della segnatura costituente il numero di collocazione fisica, sono disponibili nella pagina dell’Ufficio Manoscritti all’interno del sito web della Biblioteca Marciana.
Codici greci. Fondo Antico, detto Zanetti
[Antonio Maria Zanetti , Antonio Bongiovanni], Graeca D. Marci Bibliotheca codicum manu scriptorum per titulos digesta, [Venetiis], Apud Simonem Occhi Bibliopolam, 1740.
Inventario dei 533 manoscritti greci bessarionei, ossia provenienti dalla donazione del cardinale Bessarione (1468) cui si aggiungono i manoscritti giunti in Biblioteca con legati successivi, in particolare di Iacopo Gallicio (1624), di Iacopo Contarini (1595, non ha avuto effetto che nel 1713) e di Giovan Battista Recanati (1734).
Il catalogo è ordinato per classi, ma designa i manoscritti con un’unica serie di catena. Queste le classi: I Biblia sacra et interpretes, codd. 1-38; II Patres et scriptores ecclesiastici, codd. 39-163; III Concilia et canones, codd. 164-171; IV Ius civile, codd. 172-183; V Philosophi, codd. 184-268; VI Medici, codd. 269-299; VII Mathematici et astronomi, codd. 300-336; VIII Historia ecclesiastica et vitae sanctorum, codd. 337-363; IX Historia profana, codd. 364-414; X Rhetores, codd. 415-452; XI Poetae, codd. 453-481; XII Grammatici, codd. 482-493; XIII Miscellanea, codd. 494-533; Appendix graecorum codicum ex Legato Jacobi Contareni, Jo. Bapt. Recanati aliorumque, codd. 534-625. Lo scarno indice finale è redatto per nomi d’autore.
Il procuratore-bibliotecario Lorenzo Tiepolo promosse la stesura di cataloghi della Biblioteca. L’impresa fu portata a termine in breve tempo, per i codici greci fra il 1736 e il 1738, dal vicentino grecista Antonio Bongiovanni (1712-1762) e dall’erudito veneziano Anton Maria Zanetti il giovane (1705-1778), che il Tiepolo volle fosse nominato bibliotecario di San Marco dal 1736 appunto, e che coprì tale carica sino alla morte. Essi misero in forma ordinata e corredarono di minime note descrittive il cospicuo fondo di codici greci; il nome dei due compare come firma della prefazione. Nel contempo, si curò di dare una veste uniforme all’intero fondo manoscritto (come era già stato fatto nelle biblioteche reali di Parigi e di Vienna), dotandolo di coperte uguali tra di loro, portanti il marchio del leone marciano. Precedenti autorevoli, che costituirono il modello per la catalogazione e il rinnovamento della veste dei manoscritti, erano state le analoghe operazioni eseguite a Vienna e a Parigi, a partire dalla seconda metà del Seicento. Per la Biblioteca Cesarea di Vienna il catalogo dei codici, che fu concepito come completo, ma si dovette limitare alla descrizione, peraltro particolarmente ricca, dei codici greci, era stato pubblicato nel 1665-1679 da Peter Lambeck. Seguì, esemplare, l’impresa dotta del paleografo maurino Bernard de Montfaucon dedicata ai codici greci di Henry-Charles de Coislin vescovo di Metz, nel 1715. La brevità e riduzione della descrizione agli elementi fondamentali caldeggiata da quest’ultimo ispirarono le scelte catalografiche marciane, mentre il catalogo della Biblioteca Regia parigina, stampato fra il 1739 e il 1744 seguì il modello viennese, in una stagione di vivo interesse e produzione catalografica in tutta Europa. Quanto a Venezia, gli esempi del catalogo della biblioteca del cardinale Imperiali redatto da Giusto Fontanini e stampato a Roma nel 1711, nonché l’elenco relativo alla Biblioteca Universitaria di Padova, compilato tra il 1721 e il 1728, avevano decretato la necessità di nuove catalogazioni per la Biblioteca di San Marco.
L’antiporta incisa, e la figurazione nella pagina del titolo, saranno ristampate all’inizio del catalogo dei codici latini che uscirà l'anno successivo. L’antiporta architettonica dal bel tratto disegnativo e dall’incisione chiaroscurata, porta nel frontone il san Marco in forma di leone alato e nimbato, che regge il libro aperto inscritto delle parole che la leggenda narrava l’angelo avesse pronunciate all’arrivo di Marco nelle lagune. Al centro è contenuto l’omaggio al cardinale Bessarione, che si vede in abiti da monaco basiliano, e con l’attributo del cappello cardinalizio. Vi si riprende esplicitamente, come recita la legenda, il ritratto in profilo conservato presso la Scuola Grande della Carità, che si tramanda fosse stato opera di Gentile Bellini, e che poi, rubato nel 1540, fosse stato rifatto dal belliniano Cordegliagli. Il disegno dell’incisione è di Giambattista Moretti, ornatista e quadraturista che fu iscritto nel libro della fraglia veneziana dei pittori dal 1732 al 1744, e che partecipò all’elaborazione dei decori, avviati nel 1736, della Sala aggiuntiva che era stata assegnata alla Libreria per accoglierne i volumi ormai straripanti. L’anno 1736 era lo stesso nel quale i vari lavori di riordino della Biblioteca venivano avviati i vari lavori di riordino della Biblioteca e dei suoi fondi per iniziativa dell’appena eletto bibliotecario procuratore Lorenzo Tiepolo. A favore della nuova sala lo stesso ‘custode’ Anton Maria Zanetti “il giovane" aveva ideato gli armadi e gli ornamenti in collaborazione con il marangon veneziano Battista Gafforello; Giambattista Moretti aveva fornito i disegni, l’agordino Giovanni Marchiori aveva eseguito gli intagli lignei, mentre l’invenzione e l’esecuzione del soffitto a stucco fu dei celebri luganesi Abbondio Stazio e Carpoforo Mazzetti Tencala. Perduti interamente gli armadi e la decorazione, ne conserva il ricordo solamente una nota in un manoscritto che raccoglie le memorie relative alla Biblioteca (Ris. 113. pp. 150-151; Zorzi, p. 493). Si trattava, da parte dei committenti, di una scelta di nomi affermati, che avranno prodotto un risultato di grande bellezza e qualità e che possiamo considerare in qualche modo conservatore nell’ambiente veneziano che già da qualche decennio presentava tali abbinamenti di stucco e intaglio. Le tendenze classiciste assunte dal Marchiori proprio in quel torno di anni potrebbero essere state favorite dalla conoscenza dello statuario della libreria e dalla frequentazione dei cugini Zanetti,autori dell'opera Delle antiche statue greche e romane che nell’antisala della Libreria di S. Marco, e in altri luoghi di Venezia si trovano, edita nel 1740-43, ma che aveva avuto bisogno di una lunga preparazione.
Il leone in moleca che è inserito con l’impressione di una lastra sui frontespizi dei due sontuosi volumi catalografici del Fondo Antico propone la medesima immagine che fu impressa sulle legature, tutte eguali, che sostituirono le antiche di tutto il Fondo Antico. Ed è una versione più edulcorata (ossia priva dell'aspetto di "custos vel ultor") del leone marciano che fu apposto come ex libris, inciso dallo Zucchi, su tutti i volumi della Biblioteca a cominciare dal tempo del bibliotecario Girolamo Venier nel 1722. Con il Venier si era sottolineata la necessità di maggiore tutela dei volumi, ed erano stati catalogati i libri a stampa.